Probabilmente è un loop dal quale non usciremo mai…
La questione vera – almeno per me – riguarda le perplessità suscitate dall’invenzione di un rifiuto “nuovo” che solo fino a pochi anni fa non esisteva; eludere queste perplessità è – per me – eludere le ragioni della diffidenza di molti (alcuni?) verso le capsule.
motivi economici? Beh, ci mancherebbe altro che fosse più caro del bar (dove te lo preparano, magari ti sorridono e poi non devi lavare la tazzina), ma come stiamo al confornto con il caffè in grani o in polvere?
Ok, è una differenza talmente macroscopica che non contava nemmeno metterla in gioco, ma dato che si tira in ballo l’economicità…
Il business è lo steaso delle stampanti a getto d’inchistro, sta proprio nel darti la macchina per nulla e venderti le cartucce a peso d’oro.
– ecologia. Toglierei il punto di domanda, almeno fino a che non si risponde alle perplessità esposte sopra (a più riprese) e mai fugate
– Ideologici. E un bel punto d’esclamazione vuol dire che sì, è proprio lì la questione, si è avversi per principio a Nestlé perché nestlé è il male, e bla bla bla
Lo insegnavano pure i gesuiti: se non puoi vincere sull’idea, attacca chi la proferisce.
Ma è la dialettica, le opinioni son distanti, va bene, purché però non si stravolgano (gesuiticamente, ancora) le affermazioni dell’altro:
chi ha mai parlato di “dover rinunciare”?!
non siamo forse tutti liberi porcellini del gregge del consumo? 😉
(è una battuta e, prima che qualcuno si offenda, una citazione-parodia … “Epicuri de grege porcum ecc ecc”)